Allevamento Amatoriale Passero del Giappone Nero Grigio
Il Passero del Giappone (Lonchura striata domestica) è una forma totalmente domestica derivata dalla Lonchura striata selvatica. Non esiste come popolazione autonoma in natura: è il risultato di secoli di accoppiamenti controllati, selezione e – probabilmente – di qualche ibridazione antica con specie affini.
Conoscere la sua storia significa capire perché è fatto così, perché è così docile, perché è una balia eccezionale e come si è arrivati alle mutazioni moderne (incluso il Nero Grigio) su cui oggi lavorano gli allevatori tecnici.
Dal punto di vista scientifico il Passero del Giappone è inquadrato come Lonchura striata domestica, cioè una forma domestica della Lonchura striata (white-rumped munia, o passero striato) appartenente alla famiglia degli Estrildidae. In letteratura si trovano anche i nomi Lonchura domestica o, in inglese, Society Finch o Bengalese Finch.
Non c’è completo accordo fra gli autori se considerarlo una sottospecie domestica (L. s. domestica), una vera e propria specie distinta oppure una varietà di allevamento senza rango formale. Il punto condiviso è che si tratta di un uccello formato e mantenuto dall’uomo, distinto dalle popolazioni selvatiche sia nella morfologia sia nel comportamento.
Le radici del Passero del Giappone sono in Asia orientale. Le fonti storiche e genetiche concordano nel vedere come base la Lonchura striata selvatica, in particolare le popolazioni cinesi (sottospecie come L. s. swinhoei e L. s. subsquamicollis). Già in Cina venivano allevate munie bianche o pezzate, probabilmente come curiosità ornamentali e per il canto.
Intorno al XVII–XVIII secolo soggetti di queste linee vengono importati in Giappone, dove si sviluppa una tradizione di allevamento molto più sistematica. Qui iniziano le prime vere fasi di domesticazione profonda: accoppiamenti selezionati, fissazione di colorazioni particolari e, soprattutto, selezione per docilità e riproducibilità in cattività.
In questa fase l’obiettivo non è ancora quello “da mostra” che conosciamo oggi, ma una combinazione di:
I primi Passeri del Giappone arrivano in Europa nella metà dell’Ottocento. Documenti dell’epoca citano la loro presenza in zoological gardens come Londra, Anversa e L’Aia già negli anni 1860, da dove si diffondono alla nascente avicoltura amatoriale europea.
Nel 1871 l’ornitologo tedesco Karl Russ contribuisce alla loro diffusione, introducendo il nome tedesco Japanisches Mövchen (“piccolo gabbiano giapponese”). Da questa denominazione discendono le forme moderne “Passero del Giappone” in italiano e “Japanese Mewe” in alcune lingue europee.
In area anglosassone, invece, prevalgono i nomi Bengalese Finch o Society Finch, riferiti alla forte socialità della specie e a una (imprecisa) attribuzione geografica all’area del Bengala.
Per molto tempo i testi di avicoltura hanno descritto il Passero del Giappone come un “poliibrido”, derivato da incroci ripetuti fra diverse specie del genere Lonchura. Venivano spesso citate come possibili componenti: Lonchura striata, L. punctulata, L. malacca, L. castaneothorax e altre munie affini.
Studi più recenti, basati sia su osservazioni morfologiche sia su dati genetici, indicano però come base principale la white-rumped munia (Lonchura striata), in particolare le popolazioni dell’Asia orientale. L’ipotesi attuale più accreditata è che il Passero del Giappone sia:
In altre parole: il PdG è un domestico estremo di una munia selvatica, stabilizzato in ambiente umano da molte generazioni, fino ad allontanarsi nettamente dal tipo selvatico sia nel comportamento sia nella struttura del piumaggio.
Nel corso di oltre due secoli di allevamento, gli obiettivi di selezione del Passero del Giappone sono cambiati più volte. Possiamo distinguere almeno tre fasi principali:
Nella fase asiatica e nei primi decenni europei, l’obiettivo principale è avere un uccello:
È in questo contesto che il Passero del Giappone si afferma come balia tecnica per molti estrildidi più delicati, in particolare il Diamante di Gould: la selezione favorisce coppie infallibili in cova, con ottima alimentazione della nidiata e forte attaccamento al nido.
Col diffondersi dell’avicoltura amatoriale in Europa, l’attenzione si sposta anche sull’aspetto estetico:
Tuttavia, in questa fase la selezione è ancora poco unificata: ogni allevatore lavora sui propri ceppi, spesso senza uno standard comune dettagliato.
Con la definizione degli standard FOI/COM nella seconda metà del XX secolo, il Passero del Giappone entra a tutti gli effetti nel mondo dell’ornitologia da mostra. Vengono fissati:
La varietà Nero Bruna viene considerata molto vicina a un “ipotetico ancestrale domestico”, con massima espressione e ossidazione delle melanine, sulla quale poi si innestano mutazioni e combinazioni successive.
Oggi il Passero del Giappone dispone di un patrimonio mutazionale fra i più ricchi del mondo degli estrildidi. Le varietà standardizzate sono organizzate in grandi gruppi, ciascuno con le sue peculiarità cromatiche e morfologiche:
Negli ultimi decenni la selezione si è fatta sempre più tecnica e rigorosa. Gli allevatori seri non cercano solo la varietà cromatica, ma anche caratteristiche genetiche e morfologiche di qualità:
In questo contesto, allevamenti moderni come Nippon Wings operano con criteri rigorosi: selezione di ceppi “puri”, registrazione delle linee genetiche, attenzione al benessere degli animali e documentazione fotografica di ogni soggetto. Questo approccio garantisce mutazioni definite, uniformità, e stabilità che si riflettono nelle generazioni future.
Capire le origini e l’evoluzione del Passero del Giappone significa apprezzarne appieno le sue qualità: non solo un volatile domestico, ma il risultato di secoli di selezione, adattamento e dedizione. Conoscere la sua genetica, le sue mutazioni e la sua morfologia aiuta a fare selezione responsabile, preservando salute, varietà e benessere. Inoltre, consente di operare con consapevolezza: scegliere linee adeguate, evitare incroci sciatti e mantenere elevati standard qualitativi.
Per questo, il lavoro di allevamento tecnico — come quello che seguiamo qui su Nippon Wings — non è solo una passione, ma un impegno: mantenere viva la biodiversità interna alla specie, rispettare l’integrità genetica e offrire soggetti sani, belli e coerenti con gli standard.